AVVOCATO: (rivolto al pubblico) Vedete?… Non conoscendo le ambigue strade della legge, Tararà ha imboccato un vicolo cieco, da cui sarà difficile tirarlo fuori.
PRESIDENTE: Dunque, voi confessate che vi era già nota la relazione di vostra moglie con il cavaliere Fiorica?
AVVOCATO: (rivolgendosi al presidente) Ma signor presidente… scusi… ma io così… così… non posso…
PRESIDENTE: Ma che così e così, avvocato! Bisogna che io metta in chiaro questo, per ora!
AVVOCATO: Mi oppongo… mi oppongo alla sua domanda, signor presidente!…
PRESIDENTE: Lei non può opporsi un bel niente, signor avvocato… L’interrogatorio, lo faccio io!
AVVOCATO: Ed allora… io depongo la toga!… E’ inutile che sostenga la difesa!…
PRESIDENTE: Ma mi faccia il piacere avvocato! Cosa vuole sostenere?… Ma dice sul serio?… Se l’imputato stesso confessa…
AVVOCATO: Nossignore, nossignore! Non ha confessato ancora nulla, signor presidente! Ha detto solo che la colpa, secondo lui, è della… signora Fiorica… che è andata a fare uno scandalo davanti alla sua abitazione!…
PRESIDENTE: (inesorabile) Va bene! E’ può impedirmi lei, adesso, di domandare all’imputato se gli era nota la relazione tra la moglie con il Fiorica? (dall’aula si levano all’indirizzo dell’imputato alcuni si ed alcuni no, cha lasciano perplesso Tararà) Silenzio! Una buona volta! O faccio sgombrare l’aula… (poi all’imputato) Rispondete, Argentu; vi era nota, si o no, la relazione di vostra moglie?
TARARA’: (più imbarazzato che mai, guardando prima il pubblico, poi l’avvocato, aspettando un suggerimento) Debbo… debbo… dire… si… o no?…
PUBBLICO: Scemo… Animale… Bestia… ecc. ecc.
AVVOCATO: (lasciando il suo posto, avvicinandosi al proscenio e rivolgendosi al pubblico) Ormai è fatta… e noi?… Cosa abbiamo fatto, noi, per aiutarlo?… Abbiamo voluto fuorviarlo dalla sua profonda, primordiale onestà? Distrarlo dalla sua ferma convinzione?... Non abbiamo fatto altro che confonderlo per qualche attimo… dopodichè, prevarrà… la verità… la sua verità!
PRESIDENTE: La verità! Dite la verità! Nel vostro stesso interesse.
TARARA’: (deciso) Si… Eccellenza… la verità! La verità è questa! Che era come se io non lo sapessi, perché la cosa era tacita e nessuno mi poteva venire a dire in faccia che io lo sapevo! Io parlo così, perché abito in campagna, signori giurati. Che può sapere un pover’uomo che butta sangue dalla mattina del lunedì alla sera del sabato? Sono disgrazie che possono capitare a tutti.
AVVOCATO: (rivolto al pubblico) Avete sentito… “sono disgrazie che possono capitare a tutti”. Ecco, come Tararà accetta la sua condizione ed i torti che gli derivano! C’è in lui una sorta di passiva rassegnazione che ce lo fa apparire apatico… quasi insensibile… o addirittura cinico! Ma noi, sappiamo che certe disgrazie capitano proprio a chi si trova nella situazioni ideali perché gli cadano addosso. Inevitabilmente… ineluttabilmente! Ma vediamo assieme se è proprio vero che la disgrazia fosse evitabile. Ascoltiamo i protagonisti che, per un motivo… o per un altro, non sono presenti in aula… Ecco Rosaria Femminella…
Si spengono le luci sull’aula e si accendono sul proscenio. Appare una giovane donna, di bellezza rozza e provocante, avvolta quasi con ostentato pudore, come se si vergognasse, in uno scialle nero e si pone al lato opposto a quello dell’avvocato.
ROSARIA: (con voce indecisa e dopo un attimo di pausa) Io… io a mio marito non lo volevo tradire… non ne avrei avuto il coraggio, perché pover’uomo, lui non se lo meritava un torto simile, cha mai niente mi faceva mancare! E si sacrificava la salute per portare quel poco di mangiare in casa… Ma si deve anche capire che una povera moglie, e mi rivolgo alle donne presenti, che una povera moglie, dicevo, non è come una mula che si tiene rizzettata nella stalla, e gli si mette nella greppia quel poco di fieno e… basta. Anzi, la mula, ogni tanto, si barda, le si riattacca un bel carretto con tutti i pupi disegnati a colori, le si mette addosso un bel pennacchio colorato e ciancianeddi e nastri rossi, gialli e blu… ed anche per lei è festa. E quando passa per le strade del paese, tutti i contadini la guardano ed il padrone ne è orgoglioso. Io, invece,… mula di fatica ero! Tutti i santi giorni dentro quattro mura di calce bianca a rattoppare pantaloni per mio marito, a lavare robi vecchi, a impastare il pane e poi la sera a ritrovarmi sola, senza poter scambiare una parola con nessuno. E poi, quando arrivava il sabato sera e ritornava lui e magari io volevo scambiare quattro chiacchiere, mio marito mi diceva che si sentiva stanco, che aveva tutte le ossa rotte e che voleva mangiare e coricarsi. E quante volte, non potevo pigliare sonno, perché lui, dopo aver fatto il comodo suo, si girava dall’altra parte ed incominciava a russare che manco le cannonate sentiva! Mai una parola… Mai una carezza…(sta quasi per piangere)
AVVOCATO: I fatti, signora! I fatti! Come incontraste il cavaliere, don Agatino Fiorica?
ROSARIA: Ah… si il cavaliere… Fu una mattina di lunedì… era venuto, disse, perché voleva dare a mio marito l’incarico della raccolta delle mandorle… ed io avevo risposto che lui non c’era, perché era andato alla sua massaria delle “Ficuzza”. E lui, mi rispose che lo sapeva e mi chiese di entrare… che voleva riposarsi un poco perché aveva fatto tutta la strada, dalla sua villa all’Arco di Spoto, sotto il sole e mi chiese un poco d’acqua fresca delle cisterna. Io, che dovevo fare, non lo dovevo fare entrare? Il signor cavaliere possiede quasi tutte le terre dei dintorni ed ha dato sempre lavoro a mio marito. Ed io, per questo lo feci entrare, e poi nel vicolo non c’era nessuno….
AVVOCATO: Ma poiché non c’era niente di male a fare entrare il cavaliere Fiorica in casa… per dargli un bicchiere d’acqua, che necessità c’era di costatare se lo aveva visto entrare qualcuno?
ROSARIA: Sa, eccellenza, per l’occhio della gente… i paesani non ci perdono tempo a chiacchierare una povera donna…
AVVOCATO: Ho capito, andate avanti. Cosa successe dopo?
ROSARIA: Io andai a prendere una brocca d’acqua e gliela portai al cavaliere… mi scusai che non avevo bicchiere… e lui fu gentile e mi disse… mi disse una parola di complimento che io non capii bene…
AVVOCATO: Che parola di complimento? Cercate di ricordare…
ROSARIA: Mi disse… che sembravo la… buona e bella Samaritana che dava l’acqua ai poveri ed assetati viandanti…
AVVOCATO: (con ironia) Già ! “la buona e bella Samaritana…” e magari, lui era il buon Gesù Cristo che veniva ad innalzare al cielo la sua anima…
ROSARIA: Che c’entra Gesù Cristo?… Io non capisco, eccellenza….
AVVOCATO: Niente! Niente! Continuate. Allora?
ROSARIA: (reticente) Il cavaliere si bevve l’acqua e poi…
AVVOCATO: Vi fece qualche altro complimento?…
ROSARIA: No… ma… debbo continuare… per forza… davanti a tutti…
AVVOCATO: Perché? Vi vergognate, forse? (veemente) E non vi vergognavate di fronte a tutti i vostri compaesani che in seguito erano venuti a conoscenza della vostra colpa?
ROSARIA: Io… io feci di tutto… affinché nessuno se né accorgesse…
AVVOCATO: Ah, voi faceste di tutto! Ma andiamo per ordine. Cosa fece il cavaliere dopo aver bevuto l’acqua?
ROSARIA: Mi prese la mano fra le sue e me la strinse forte e… e…
AVVOCATO: E poi?…
ROSARIA: Me la baciò!… Ed io, mi vergognai e gli dissi che non stava bene che mi baciasse la mano…
AVVOCATO: Già!… Perché voi eravate una donna maritata e sola in casa!
ROSARIA: No… no, perché non era giusto che un signore, come il cavaliere, baciasse la mano sporca di una contadina…
AVVOCATO: Ma questo è il colmo!… Voi diceste questo al cavaliere?
ROSARIA: Si… si, lo giuro!
AVVOCATO: E dopo? Cosa accadde?
ROSARIA: Mi disse… mi disse… che aveva sete…
AVVOCATO: Ancora sete?
ROSARIA: Si… ma… non sete di acqua…
AVVOCATO: (ironico) Allora di cosa?… Di vino, forse?…
ROSARIA: Mi disse… mi disse, che aveva sete di… di me… che io gli facevo venire l’arsura, e poi… e poi… ma… basta!… Perché non lo chiedete a lui cosa accadde dopo?…
Entra a questo punto il Cavaliere, un uomo sui quarantacinque anni, vestito elegantemente.
AVVOCATO: Ah! Ecco! Abbiamo pure il signor cavaliere don Agatino Fiorica! Allora, cavaliere, possiamo sapere quali altre frasi adulatorie e quali altri gesti da… cavaliere faceste per… per adescare questa povera e sprovveduta contadina?…
CAVALIERE: Egregio signore, io non ammetto questo suo tono tendenzioso e provocatorio…
AVVOCATO: (ironico) Mi scusi… signor cavaliere! Vuole cortesemente, rispondere a codesto spettabile pubblico… che è ansioso di conoscerla meglio?
CAVALIERE: Io… intanto, non sapevo che l’imputato quel giorno non si trovasse in casa…
AVVOCATO: Già! Perché un contadino, il lunedì mattina può trovarsi in casa… a riposarsi le membra dai bagordi della domenica!… Mi faccia il piacere, cavaliere, dove voleva che si trovasse il povero Tararà, se non nella sua proprietà della “Ficuzza”, con il muso piegato sulla terra a zappare! E poi, questa circostanza è stata chiarita dalla qui presente Rosaria Femminella. Voi, affermaste che lo sapevate che il marito non c’era e che vi eravate fermato… perché… avevate sete!
CAVALIERE: Va bene! Va bene, si, lo sapevo che… la signora si trovava sola in casa… ma questo non vuol dire che volevo abusare nei suoi confronti… fu… lei stessa che mi invitò ad accomodarmi, se volevo bere un bicchiere d’acqua…
ROSARIA: No! Non è vero, signor avvocato, lo giuro (rivolta al cavaliere) Signor cavaliere, non potete dire questo! Non mi potete svergognare davanti a tutti, con una sporca menzogna! Voi lo sapete che avete fatto di tutto per confondermi la testa ed il cuore, con le vostre parole… che io non avevo mai sentito prima di allora…
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